Next to me: Abitare e innovazione sociale – Seconda puntata

a cura di Giulio Mattiazzi

Il Progetto FAMI “Next-to-Me/Rete di vicinanze” ha due grandi obiettivi: il primo, più immediato, è aiutare alcune famiglie in difficoltà ad accedere al mercato privato degli affitti, creando un collegamento diretto con i proprietari di casa ai quali vengono date delle garanzie concrete sul pagamento dell’affitto e la manutenzione dell’immobile; il secondo, più lungo e difficile da ottenere, punta a modificare il modus operandi con cui le “politiche per la casa” dei nostri comuni cercano di far raggiungere alle famiglie beneficiarie la cosiddetta “autonomia socio-abitativa”.

Lo sappiamo, l’intervento è necessario vista la crescita esponenziale di persone e famiglie che faticano a pagare un affitto ma allo stesso tempo non hanno un reddito così basso per accedere alle graduatorie per l’assegnazione delle case del patrimonio pubblico (i cosiddetti “lavoratori poveri”). Dall’altro lato, ci chiediamo: perché è importante che le persone assistite dai servizi sociali dei comuni (anche attraverso il lavoro delle cooperative) possano “diventare autonome” prima possibile? E cosa c’è da cambiare nel modo con cui si è lavorato in questi anni per ottenere questo risultato?

Rispondiamo alla prima domanda, che forse è la più semplice tra le due: diventare autonomi, in questo caso, vuol dire che i beneficiari saranno riusciti a pagarsi l’affitto e le spese della casa senza dover ricorrere all’aiuto dei servizi sociali; questo è possibile soprattutto se avranno un lavoro regolare e retribuito, ma non solo. È necessario, a maggior ragione se sono di origine straniera, che imparino anche a muoversi nel contesto, cioè nel quartiere, nella città dove stanno abitando. Questo vuol dire conoscere non solo le regole scritte – le leggi, ma anche quelle non scritte – gli usi e i costumi (ad esempio, come ci si comporta in un condominio). Inoltre, per sapersi davvero destreggiare, è fondamentale essere in grado di gestire la piccola ma complicata economia domestica (il bilancio familiare, il pagamento delle bollette) e conoscere almeno un po’ come funzionano i servizi pubblici (la scuola per i figli, il medico di base, la raccolta della spazzatura, l’orario dei mezzi di trasporto e dei negozi, ecc.).

Quando una famiglia assistita dai servizi (sia italiana o immigrata) raggiunge questo grado di conoscenza, allora è probabile che sarà in grado di pagarsi l’affitto, fare la spesa, risparmiare e … godersi la vita! I comuni sono molto interessati a fare in modo che questo avvenga in tutte le situazioni di disagio e il più velocemente possibile perché nuove richieste arrivano di continuo. Anche i cittadini e le cittadine desiderano che questo avvenga perché, in fin dei conti, sono loro che con le tasse mettono a disposizione le risorse per realizzare gli investimenti sociali necessari.

Ma non si tratta solo di spendere bene i soldi pubblici: il buon funzionamento dei servizi sociali rende le nostre città più belle, meno pericolose, più sane e più attraenti. In questo modo, arrivano nuovi investimenti, nuovi posti di lavoro e benessere per tutti. Purtroppo, però, sappiamo che molto spesso le persone assistite dai servizi sociali non riescono ad emanciparsi e finiscono col dipendere dall’assistenza per continuare a sopravvivere.

Ecco quindi che qualcosa va cambiato. Per questo la seconda risposta è quella più difficile da dare, anche perché deve prendere in considerazione l’approccio utilizzato nella gestione dei casi e, allo stesso tempo, deve verificare come le pubbliche amministrazioni (PA) organizzino i propri centri di costo in funzione dell’obiettivo dell’autonomia socio-abitativa. Partiamo dall’approccio: il progetto FAMI “Next to Me-Rete di vicinanze” parte dalla premessa che solo la collaborazione concreta tra comuni, cooperative, università, associazioni, proprietari di immobili, agenzie immobiliari permette rapidamente alle famiglie assistite di ottenere condizioni di sicurezza abitativa (una casa dove abitare in affitto) e di stabilità lavorativa (un lavoro regolare). L’unione fa la forza e permette di attivare quei circoli virtuosi (“beni relazionali” li chiamano gli esperti) che aumentano le informazioni a disposizione, fanno in modo che le persone abbiano più fiducia tra di loro, il che fa aumentare il senso di appartenenza ad un luogo e accorcia le distanze tra i suoi abitanti. D’altra parte, per riuscire a lavorare in rete, è indispensabile uscire dal circolo vizioso composto da tre elementi: il primo, per cui i servizi sociali non sono vissuti come un supporto al percorso di autonomia degli assistiti ma come un’assistenza legata all’emergenza infinita da questi vissuta; il secondo, che l’operatore (pubblico o privato) molto spesso non riunisce competenze specifiche relative all’abitare e quelle riguardanti il mercato del lavoro; terzo, la sfiducia di alcuni proprietari di immobili, convinti dell’incapacità delle famiglie di onorare gli impegni economici.

Le esperienze realizzate a Padova e in altre città italiane ed europee però ci dicono che è possibile uscire da questo circolo vizioso coinvolgendo le famiglie in un periodo di inserimento rapido ma graduale nel territorio, permettendo loro di raggiungere la piena autonomia abitativa e lavorativa e consentendo in questo modo che le economie derivanti dal c.d. “sgancio” dal servizio permettano l’impiego delle risorse assistenziali nella gestione di casi più gravi di disagio. Per questo, il Progetto Fami “Next to Me-Rete di vicinanze” crea sinergie tra i diversi attori territoriali che operano nel sistema di accoglienza e post accoglienza finalizzate a realizzare uno sviluppo pieno delle competenze e delle capacità degli assistiti. Per operare in questa direzione, è fondamentale, da un lato, superare la classica frammentazione per aree d’intervento dei servizi territoriali (casa/lavoro/educazione/salute/accoglienza/post-accoglienza/ecc.), dall’altro, porre al centro del progetto i processi di raggiungimento dell’autonomia (o di emancipazione sociale, cioè empowerment e capacity building) dove è essenziale l’apprendimento individuale e istituzionale. Cambiando questo modus operandi si potrà definire un modello innovativo di housing sociale cioè un tipo di politica abitativa che abbraccia iniziative a tutto tondo centrate sulla persona e che cerca di integrare le classiche politiche abitative con altre funzioni come l’aiuto psicologico, l’inserimento lavorativo, varie attività educative e sociali. Per cambiare bisogna quindi agire sia sul versante della collaborazione interistituzionale, sia sulla formazione del personale di servizio e ancora sull’empowerment dei beneficiari.

L’Università degli Studi di Padova è impegnata in questa attività con l’obiettivo di sostenere il Progetto FAMI “Next to Me-Rete di vicinanze” nella promozione dell’empowerment socio-abitativo delle persone in difficoltà sociale ed economica e nella riorganizzazione dei servizi sociali. Il percorso in atto è guidato da alcune domande di ricerca:

  1. come i servizi sociali sono organizzati in chiave di ottenimento di una condizione di empowerment dei beneficiari in termini generali e con particolare riguardo al rafforzamento delle loro capacità di superare le difficoltà abitative e lavorative?
  2. quali sono le tappe che portano all’integrazione sociale, all’empowerment e alla successiva autonomizzazione dai programmi di previdenza e alleggerimento della pressione economica e del carico di lavoro sui servizi sociali? Come si aggravano le difficoltà durante questi processi se i beneficiari sono migranti?
  3. Considerando i costi dei servizi sociali, in particolare per le politiche abitative, questi diminuiranno grazie all’adozione dell’approccio innovativo realizzato dal progetto FAMI Next to me? In altre parole, la formazione degli operatori e il rafforzamento della produzione di beni relazionali per lo sviluppo sono fattori chiave che incidono sull’efficacia delle azioni delle autorità locali, ovvero gli output del progetto sono direttamente correlati ai risultati e agli impatti previsti?

Arrivederci al prossimo approfondimento con alcune di queste risposte.

Info tecniche 

FAMI Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020

Titolo del Progetto: NEXT TO ME – Reti di vicinanze

Codice del Progetto: PROG-2999

Beneficiario: Padova

Obiettivo Specifico: 2.Integrazione / Migrazione legale

Obiettivo Nazionale: ON 3 – Capacity building – lettera j) Governance dei servizi – Supporto agli Enti locali

Annualità di rif.: 2019 / 2021

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